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Ricorderemo l’estate di quest’anno come l’estate dei rincari che rischiano di strangolare le famiglie e le imprese. Le bollette di gas ed energia elettrica, il costo dei carburanti, l’inflazione che sfiora la doppia cifra colpendo anche gli alimentari e i beni di prima necessità, da mettere sul carrello della spesa, configurano uno scenario preoccupante. Il grande rischio dell'autunno è che, passate le elezioni, se non si metterà mano in maniera strutturata a queste emergenze, saranno inevitabili la chiusura di tante partite Iva e la perdita di migliaia di posti di lavoro anche in provincia di Venezia. Il punto è che non si può andare avanti all’infinito con i bonus una tantum, i sussidi e le mancette di Stato (tipo i 200 euro) che sembrano ispirate più all’improvvisazione che a una soluzione effettiva delle questioni aperte. La crisi politica certamente non giova. L’Europa ha fatto uno sforzo enorme per aiutare il nostro Paese, in cambio delle riforme, ma la sfida cruciale che dobbiamo porci è il sostegno a un’economia che possa competere con l’estero con gli stessi costi e gli stessi prezzi di approvvigionamento che hanno altri Stati, che non si sono dati la nostra agenda ecologica.
Purtroppo a livello energetico continuiamo a dipendere dagli altri e siamo costretti a importare. Fuori dalla contingenza, è necessario darsi un orizzonte temporale più largo, cominciando – è già tardi – a intervenire a livello infrastrutturale per garantire la produzione e l’autosufficienza energetica. Sappiamo che la via è stretta, posto che non è possibile tornare ai combustibili fossili, il nucleare resta un tema tabù, le fonti rinnovabili ancora un’incompiuta, gli impianti green più un annuncio che una realtà. Ma non si scappa: se non si torna a tariffe accettabili, le imprese saranno sempre più costrette a ridurre le marginalità di fatturato per far fronte a costi crescenti in maniera esponenziale, finché cederanno. Serve una rivoluzione fiscale perché senza detassazione la catena è destinata a perpetuarsi: costi insopportabili, imprese che non ce la fanno, chiusura delle linee di credito, fallimenti, disoccupazioni. Senza ripresa, senza sviluppo per molti sarà impossibile andare avanti. Si investa, dunque, sulla modernizzazione del Paese, sconfiggendo il partito del “no” a tutto che vuole mantenere lo status quo, un “no” al futuro sbattuto in faccia prima di tutto alle nuove generazioni. Senza una svolta, rischiamo che il peggio debba ancora venire. È di questi giorni l’allarme dell’Arera sugli ulteriori rincari che l’autunno riserverà. Ai politici che saranno eletti e che andranno al governo di questo Paese diciamo che non si può più indugiare.
Chi pensa che se domattina, in ipotesi, la guerra in Ucraina finisse – come tutti auspichiamo – vorrebbe dire tornare indietro sull’incidenza delle materie prime e sui costi delle bollette, è un illuso. Il contesto internazionale ha determinato un cambiamento ormai irreversibile di fronte al quale è urgente studiare un piano nazionale e comunitario di razionamento delle spese, un progetto di ampio respiro che permetta all’Italia di tornare a crescere battendo lo spauracchio della recessione. L’autosufficienza energetica da costruire passo dopo passo, cominciando però subito e con determinazione, è la premessa ineludibile per non trovarci mestamente a suonare la campanella. È impensabile che qualsiasi sia la forza politica che andrà al governo non capisca che togliendo la terra sotto ai piedi, alla fine cadremo tutti.
Massimo Zanon
Presidente Confcommercio Unione Metropolitana di Venezia