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L’allarme lanciato da Federalberghi Veneto, amplificato dai dati che non lasciano alcun margine di miglioramento a breve, richiama l’attenzione su un’economia letteralmente paralizzata. Dopo la fase acuta del Covid-19 ed il conseguente lockdown, la cosiddetta terza fase si sta rivelando un vero deserto. Benché tutte le misure di sanificazione, igienizzazione siano applicate con un inevitabile aggravio dei costi di gestione, a fronte di una diminuzione dei prezzi delle camere, la decisione di aprire nonostante tutto si scontra con la diffidenza e il timore sia degli stranieri sia degli italiani, che preferiscono comunque un turismo circoscritto, pendolare.
Nell’ambito della Città Metropolitana e del Rodigino, solo considerando le città d’arte, a partire da Venezia, si può parlare di vera desertificazione, mentre si trascina ancora al minimo la stagione nelle località balneari, che confidano almeno nel mese di agosto. Ma la diffidenza è dura a scalfire. Così, dopo una primavera di blocco totale, l’estate stenta a Di fatto il settore sopravvive grazie all’ossigeno della terapia intensiva degli stessi cittadini italiani dei quali, tra quelli che comunque faranno qualche giorno di vacanza, il 96% lo trascorrerà in una località nazionale. Il crollo degli stranieri? -70%, il dato parla da solo. Del resto, come ha osservato il presidente di Confturismo e di Federalberghi Veneto, Marco la diffidenza è duplice: la prima è sanitaria, la seconda economica.
I dati del litorale. A Jesolo, dove hanno deciso di aprire 330 alberghi su 370, l’occupazione delle camere raggiunge il 90%-95% nei weekend, ma scende al 60% nella media infrasettimanale. I turisti sono prevalentemente italiani, contrariamente alle abitudini storiche del litorale. Il tasso di cancellazione delle prenotazioni è raddoppiato, passando dal 15% medio degli ultimi anni al 30% di questi mesi.
A Caorle in quest’ultima settimana le presenze turistiche sono a -70% rispetto al -50% della settimana scorsa. Negli alberghi aperti, il 90% del totale, si registrano altrettanti cali di fatturato. Alcuni trasformato l’albergo dalla pensione completa a servizio bed&breakfast, o addirittura solo ‘bed’, riducendo o eliminando la parte della ristorazione, che nel settore alberghiero incide notevolmente sui costi.
Mentre a Bibione-San Michele al Tagliamento, è aperto il 90% degli alberghi (solo 10 sono chiusi). L’occupazione delle camere è a -50% rispetto agli anni scorsi, con leggero incremento nel fine settimana. Agosto si affaccia con buoni presupposti, un timidissimo ritorno dei clienti dalla Germania, ma la totale assenza degli austriaci, e con più della metà degli alberghi ad applicare il Bonus vacanze per i turisti italiani (la maggioranza) in arrivo.
Situazione grave conclamata a Venezia. Il 15% degli alberghi veneziani aprirà entro fine estate, un altro 15% non aprirà. Attualmente, in sostanza, è aperto il 70% degli hotel, ma per i rappresentanti dell’Associazione Veneziana Albergatori, si tratta di un puro atto di fede. A Venezia i tassi di occupazione delle camere sono al 15%; erano saliti al 40% solo nella notte del Redentore, comunque ben poco rispetto al tutto esaurito che di solito garantisce questo evento. Ora si torna sulle media del 15%. Sempre secondo le stime dell’AVA, in autunno il tasso dovrebbe salire al 40%, ma è comunque un risultato insufficiente a reggere i costi aziendali.