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Strappata ad un governo alquanto reticente, grazie ad un pressing di squadra determinato, fatto di imprese, Comuni, rappresentanze dell’economia e del lavoro, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Regione del Veneto, Camera di Commercio, Città Metropolitana, la Zona Logistica Semplificata (ZLS), portata “a casa” a Venezia e nel Polesine con la legge 205/2017, dopo che la L. 123/2017 aveva individuato le ZES (Zone economiche speciali), pone ora a tutti gli stakeholder del veneziano una responsabilità “del fare”, pena la sottrazione di un’importante leva logistica europea da parte di Stati confinanti con il nostro Nordest.
La partita, per vincere davvero, va giocata con strategie e schemi di gioco efficaci, come ha senza dubbio compreso la Regione del Veneto che, attivato il tavolo tematico sulla ZLS con la DGR 550/2020, ha affidato alla Camera di Commercio di Venezia Rovigo il non facile compito di produrre, con il diretto apporto del mondo dell’economia e del lavoro, una piattaforma progettuale per negoziare con il Governo contenuti e governance della ZLS. Questa deve diventare opportunità per le imprese che opereranno dentro di essa e per le imprese e l’occupazione che grazie ad essa si attiveranno intorno, creando non differenze tra chi è “in” e chi è “out”, ma piuttosto una importante cinghia di trasmissione tra i mercati internazionali intercettati dalla ZLS e tutte le imprese, senza distinzione, di un territorio profondamente retrostante.
Per questo è necessario un nuovo approccio: andare oltre la logica di filiera, il risparmio in termini di costi fiscali e doganali, per stimolare la collaborazione tra imprese di settori diversi per creare anche nuovi business e nuove fonti di valore aggiunto. Insomma un approccio a matrice, creando inedite combinazioni tra saperi, soft skills, prodotti, servizi, performance, culture e competenze imprenditoriali, professionalità, addetti. Imprese manifatturiere e di servizi, non solo logistici, ma anche del terziario di mercato, del commercio, dell’ospitalità e di tutti gli operatori e fruitori della ZLS; matrice tra le attività materiali e quelle immateriali ad elevato contenuto tecnologico, informatico, elettronico, ma anche organizzativo, di servizio e di standard qualitativi. Una ZLS non solo “zona franca”, ma cuore di eccellenza in grado di intercettare, intuire, realizzare nuovi business altrimenti impensabili o improbabili, realizzati grazie gli input materiali ed immateriali e culturali delle diverse esperienze e culture imprenditoriali veneziane e rodigine che insieme lavoreranno in un laboratorio economico del territorio.
Solo così il lavoro di squadra, che ha avuto un potere determinate nel portare a casa la ZLS, riuscirà: primo, a produrre un progetto forte da far acquisire al Governo come modello italiano, degno di attenzione da parte della stessa Commissione europea; secondo, definire una governance che renda quest’area una vera Zona di Lavoro e Sviluppo per il Nordest, incentrata sull’economia stimolata da un mare Adriatico divenuto metropolitano ed europeo. Ritardare o rendere complesso questo processo, vorrà dire, altrimenti, consegnare una chiave strategica del futuro del Nordest, gratuitamente, ai competitor d’oltre frontiera.
Recalcitranti, oppositori e scettici sono avvisati...