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Il Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza (PNRR), sia a livello di quadro strategico nazionale, sia nel suo sviluppo a livello regionale, deve essere una corsa contro il tempo per recuperare il possibile e scongiurare la mancata riconnessione del Veneto e di tutto il Nordest, in tempo utile, con il resto dell’Europa e degli altri territori con i quali deve competere. Il Nordest, infatti, sta rallentando, mentre il discrimine di un’area come questa la decideranno due vettori, anzi due…acronimi: TAV, che deve leggersi, in realtà, Territorio ad Alta Velocità e TAC, Territorio ad Alta Capacità. La risultante? Un Territorio ad Alta Competitività, per aziende, collettività, capacità di attrazione di giovani e quindi di competenze e intelligenze, capace appunto non solo di garantire mobilità alle merci ed ai servizi che produce, ma anche di agevolare la fruizione del patrimonio ambientale, storico culturale e di rendere il Nordest preferibile ad altre località.
Capacità intesa come ricchezza delle infrastrutture materiali ed immateriali, digitali, che riesce a mettere a sistema. In questo senso, solo per citare alcuni episodi, il ritardo e la segmentazione del tracciato della linea ad alta velocità ferroviaria, la soppressione di alcuni treni “strategici”, così come alcuni deficit dell’ultimo miglio della fibra più avanzata non sono sintomi positivi. Per non parlare di eventuali ritardi e incertezze sulle scelte per determinare il futuro del Sistema Portuale dell’Alto Adriatico. Questa è una regione fatta di gente abituata a lavorare e ad arrangiarsi, ma sulla mobilità occorre fare squadra, a cominciare dalle decisioni e dal fare: imprese, comunità e istituzioni e Governo. Ancor prima di autonomia qui si tratta di volontà e di strategia per dare a tutto il Paese una marcia in più. Collegare bene il Nordest al resto del Paese significa avvicinare anche il Sud, e non solo l’Est all’Ovest, ed essere credibili a livello di Unione europea che sul fronte delle infrastrutture, va detto per onestà, le risorse le ha sempre trovate anche per noi. Altrimenti i vantaggi andranno ai Paesi più rapidi, e nemmeno i più forti, visto che Slovenia ed Austria sono ben collegate alla Germania e questa alla Francia e all’Est Europa, con reti ferroviarie ad alta velocità e capacità per merci e persone: all’Italia i costi della lentezza e dei pedaggi per gli ecobonus e delle merci, più care. Collegamenti più veloci consentono anche di rendere più fluido il turismo, facilitare i contatti tra uomini d’affari, dare un bacino più ampio in termini di utenti, imprese ed “eurocittadini, sfruttando un hub plurimodale unico in Europa con il suo sistema aeroportuale triveneto, i porti dell’Alto Adriatico, mare oramai divenuto metropolitano. Da un’efficace attuazione del PNRR dovranno dunque beneficiarne davvero non solo i poco meno di 7,2 milioni di abitanti del Nordest, pur sempre l’11,9% degli Italiani, ma tutto il Paese e, forse, potremmo anche chiedere qualche cosa di più ad un’Europa che ne trarrebbe a sua volta un utile.
Sempre più la competizione tra aree e territori dei diversi Stati si gioca in termini di tempo; anche il risparmio di una sola ora per movimentare persone e merci può far cambiare scelte strategiche a chi opera sui mercati, a chi abbia intenzione di investire sui nostri territori, o a chi vorrebbe scegliere le nostre città come sedi, nazionali od estere, di grandi imprese, anche del terziario, perché velocità degli spostamenti, sicurezza, un’offerta completa - porto, aeroporto, interporti già intercontinentali - e vicinanza delle frontiere con paesi dinamici, spesso può tornare interessante, persino con una pressione fiscale, questa sì ancora… ad elevata capacità. Il Piano per la Ripartenza e la Resilienza sia dunque un’agenda concreta, molto concreta di realizzazioni e tempi certi.