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Comunicazione

Covid-19: ora non basta più una classe dirigente, serve un’itera comunità rigenerante

Lo stiamo apprendendo: dopo l’epidemia Covid-19 nulla sarà come prima; a cambiare saranno aspettative, percezioni, atteggiamenti, comportamenti quotidiani. Se all’inizio poteva prevalere solo l’emotività, la quotidianità delle misure di contenimento ci stanno trasformando dentro.

Forse cambieranno profondamente gli stili di vita, di sicuro matureremo nuove motivazioni per i comportamenti individuali e collettivi. Da qui una riflessione: oltre alle indispensabili misure d’emergenza, quando potremo finalmente guardare anche alla cosiddetta “fase 2”, andranno adottate politiche strutturali di lunga prospettiva, con un obiettivo che va oltre i singoli settori economici e la ripresa: bisogna generare una nuova Qualità della Vita, che tenga conto di nuovi stili di vita conseguenti o stimolati dalla durissima esperienza che il nostro Paese avrà vissuto, in modo peculiare, eppure in condivisione planetaria con le altre comunità.

Per questo forse non basterà una classe dirigente, ma sarà necessaria un’intera comunità Paese, che attui uno sforzo collettivo rigenerante, una comunità responsabile, consapevole, ciascuno nel proprio ruolo, del dovere da compiere. Chi ha responsabilità politiche, amministrative sia a livello locale che nazionale ed europeo, dovrà maturare e condividere una politica di grande visione, ed avere il coraggio di adottare misure straordinarie o, forse, semplicemente coerenti con la necessità di rigenerare società, economia, rapporti economici e politici tra collettività e tra Stati.

In questi mesi ai cittadini è stato chiesto uno sforzo senza precedenti dal 1945: la compressione dei propri diritti fondamentali, la sospensione del lavoro, la chiusura di intere filiere economiche, la riduzione di ogni standard di qualità della vita: uno sforzo secondo, benché di gran lunga, solo a quello del massacrante impegno e sacrificio di medici, infermieri, forze dell’ordine, ma lo si è fatto con la piena consapevolezza di combattere la buona battaglia, arrestare la corsa dell’epidemia, conservare e rinsaldare la fede negli affetti, nei valori, nell’amore per la propria comunità.

Ecco perché alla politica italiana, all’Unione europea, alle istituzioni economiche e finanziarie internazionali, si chiede di dare risposte immediate e forti, non burocratiche ma reali, per non dissipare la vittoria sul Covid-19, non lasciare davvero indietro nessuno, prevenire almeno il contagio dei fallimenti, la pandemia della disoccupazione, rigenerare Qualità della Vita nelle città, nelle comunità, per dare senso a questa “pace sanitaria” tanto duramente conquistata.

Francesco Antonich


 

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