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Comunicazione

Città: laboratori politici innovativi ed internazionali

Nella realtà glocale, la città conserva e fa reagire tra loro le risorse primarie per trovare soluzioni alla collettività, dimostrandosi un completo laboratorio politico. Sperimentare significa anzitutto testare: è la dimensione locale, "laboratoristica” a consentire di poter rifare l’esperimento o farne uno nuovo. Liste civiche, alleanze improbabili a livello solo regionale o nazionale, elettori che eleggono nella stessa giornata elettorale amministratori locali di un partito e consiglieri regionali o parlamentari di tutta un’altra parte politica. Non c’è nulla di strano. Quando esisteva un cursus honorum (ma anche di oneri), un politico avrebbe iniziato la propria carriera in un consiglio comunale, il più preparato avrebbe fatto il sindaco. Poi, temprato ora dall’opposizione ora dalla responsabilità del governo, se promettente, ma sempre supportato da una costante formazione (la “scuola”) garantita dal partito, del movimento, confessionale o laico, avrebbe potuto giungere ai gradi più alti: parlamentare, presidente di una commissione…Diventare Ministro era il coronamento di un lungo periodo di formazione ancor prima che di governo.

Tutto questo nelle città può ancora avvenire perché un politico rimane più credibile se lo incontri di persona, ci parli, inciampa sulla buca davanti casa tua, condivide disagi, conosce il mercato locale ma soprattutto rischia, se non fa bene, di essere contestato di persona. La politica cittadina è metonimia degli effetti del buono e del cattivo governo dello Stato, per dipingerla con Ambrogio Lorenzetti. Anche in Italia, comuni di poche migliaia di cittadini o capoluoghi metropolitani sono città inter-nazionali, vissuti da più “nationes”, da diverse culture e culti, tanto nobili come le religioni quanto quotidiane e veniali come la gastronomia, il commercio, i pubblici esercizi. Qui nel laboratorio urbano si fa anche alchimia, che impegna tutti, dalle scelte degli amministratori ai comportamenti dei cittadini, e non è facile distillare scelte che devono essere di equilibrio tra esperimenti di integrazioni, sincretismi di compromesso o scorie di credenza ostile gli uni verso gli altri: è la città con la propria prossimità, solvente di elementi diversi di un continuo sperimentare. Ecco perché le città da sempre sono protagoniste di relazioni internazionali, ambienti di diplomazia, di confronti complessi ma sempre innovativi e propositivi, sia perché sedi di incontri, ancor più perché luoghi di azioni interculturali: sempre più indispensabile valorizzare la diplomazia della città, scambi tra sindaci, amministratori, cittadini, giovani e studenti di Stati diversi per riflettere e cercare soluzioni sui temi più cruciali. Questa nuova dimensione può incutere disorientamento: ma per amministratori delle realtà urbane, tecnici e politici, sono sfide formative per un consapevole percorso politico. In città dal problema alla soluzione non può passare molto tempo: l’indecisione o l’errore non corretto si manifestano dopo poco e con effetti moltiplicatori. Quale migliore palestra per un politico e per una qualsiasi espressione politica, che aspiri, un domani a guidare una Regione, o persino un Governo?  Le grandi infrastrutture che connettono le città al mondo, porti ed aeroporti, corridoi plurimodali, le fibre ottiche, oleodotti del futuro, sono i canali di idee, business, rivoluzioni e valori scaturiti dalle città. Persino foreste, mari si salveranno se salveremo le città, laboratori che producono formule di sostenibilità economica, finanziaria e sociale ed ambientale, integrazione ed estetica delle relazioni.

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